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Al-Thawabet al-Wataniyya

  • Immagine del redattore: IN.Palestina
    IN.Palestina
  • 25 apr 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 22 mar

Sebbene molti concetti chiave della lotta palestinese, come intifada (rivolta) e awda (ritorno), siano diventati familiari in altre lingue, un termine integrante del lessico palestinese non è ancora stato compreso da molte persone non arabofone che organizzano e partecipano nei movimenti di solidarietà: thawabet (s. pl., thabet) è una parola araba che significa letteralmente “costanti”.



Prima conferenza araba, Cairo, gennaio 1964
Prima conferenza araba, Cairo, gennaio 1964

Per il popolo palestinese, questo termine indica le linee rosse della lotta, le richieste su cui non si può scendere a compromessi. I thawabet non sono un vago gruppo di idee da interpretare a piacimento, ma costituiscono i diritti inalienabili del popolo palestinese.


I principi


  1. Autodeterminazione e indipendenza per il popolo palestinese dal fiume al mare, con Gerusalemme come capitale indivisibile;

  2. Il diritto non negoziabile al ritorno (le restituzioni e i risarcimenti) per tutte le persone palestinesi rifugiate e lɜ loro discendenti alle case e alle terre da cui sono state esiliate fin dall'inizio della colonizzazione sionista, nel 1947-1948 (Nakba) e di nuovo nel 1967 (Naksa);

  3. Il diritto alla resistenza in tutte le sue forme per porre fine alla colonizzazione e all’occupazione di tutte le terre palestinesi e arabe.


Cosa richiedono i thawabet da parte di coloro che sostengono la causa palestinese?


Non amplificare il linguaggio sionista liberale, indipendentemente da chi lo ripeta. Per esempio, se condividete un post che usa un linguaggio liberale in contravvenzione con i Thawabet, fate una precisazione nella didascalia.


“Se non [potete] essere radicali, [dovreste] rimanere in silenzio e non essere ipocriti.  Nelle rivoluzioni, il pragmatismo e la diplomazia sono inutili”

Martire Nizar Banat


L’oppressore cerca di compromettere i Thawabet attraverso agenti “normalizzatori” che si infiltrano nei movimenti di solidarietà e resistenza e offuscano la visione di giustizia, insinuando l’accettazione e la normalizzazione dell’oppressore:


Normalizzazione: convalidare l’esistenza della colonia sionista appoggiando o collaborando con persone, gruppi, entità o ideologie che rappresentano qualsiasi tipo di aspirazione o sentimento sionista.


Agenti normalizzatori: elementi che diffondono un linguaggio deleterio e ideologie imperialiste per indebolire la lotta palestinese.


Gli agenti normalizzatori instillano un senso di sconforto e rassegnazione che ci immobilizza e ci spinge a scendere a compromessi sulle richieste dettate dai Thawabet. 


Riconoscere i campanelli d'allarme


L'agente normalizzatore:


  • Ritrae le persone palestinesi come deboli, enfatizzando la sofferenza rispetto alla resilienza.

  • Usa un linguaggio disfattista per instillare impotenza e provocare commiserazione piuttosto che azione.

  • Condanna la resistenza armata, cercando di costringervi ad adottare posizioni pacifiste o a rimanere in silenzio.

  • Enfatizza le politiche d’identità occidentale per distrarre dall’obiettivo unitario di liberazione.

  • Adotta la terminologia della “soluzione a due Stati”.


Gli agenti normalizzatori impiegano tattiche separatiste per spezzare l’unità dei movimenti di resistenza e normalizzare la presenza dei coloni. Dipingono la liberazione della Palestina come irraggiungibile o addirittura ingiusta nei confronti dell’oppressore. 


L'agente normalizzatore:

  • Si impegna in dibattiti con esponenti sionisti che relegano la liberazione palestinese ad una questione di dibattito o dialogo.

  • Accetta fondi da organizzazioni sioniste o che sostengono le aspirazioni sioniste.

  • Distingue tra cittadini e coloni israeliani normalizzando la colonizzazione dei territori del '48.

  • Promuove l’adesione al sistema e la sua riabilitazione dall’interno, piuttosto che la completa rimozione della struttura coloniale. Per esempio, parla di occupazione e apartheid, ma non menziona mai la colonizzazione.


Anche le persone con le migliori intenzioni possono essere fuorviate. Non è sempre facile individuare agenti e linguaggi normalizzatori perché sono spesso avvolti da finzioni emotive che si nutrono della nostra vulnerabilità e del nostro disperato bisogno di comunità.


Siate consapevoli, coerenti e leali


  • Se notate che una persona usa o amplifica un linguaggio normalizzante, avvicinatevi immediatamente e ribadite i Thawabet. 

  • Smettete di sostenere truffatori sociali, agenti normalizzatori e organizzazioni finanziate da o allineate con entità sioniste (liberali o meno). Denunciate e prendete le distanze. 

  • Amplificate le voci che sostengono i Thawabet ed evitate quelle con affiliazioni sioniste o tendenze normalizzatrici, anche sottili.


Non è facile accettare che una persona che ammiriamo stia divulgando messaggi che contravvengo i Thawabet e che stia tradendo la causa palestinese, ma è nostro dovere denunciare, astenerci da qualsiasi tipo di normalizzazione e difendere i Thawabet. Ricordate che agenti e linguaggi normalizzatori si annidano ovunque, anche dove non vorreste... Judith Butler, Naomi Klein, Mariame Kaba e Bassem Yousef...


“Non dimenticate, nemmeno per un momento, l’esistenza dell'occupazione o normalizzate la sua presenza nelle vostre vite. Se questo accadesse, starete strisciando verso il tradimento.”

Martire Basel Alaraj


Fonti principali:






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